Esistono davvero così tante “rovinaunghie”?
Sì.
E no.
Cioè, sì, ma anche peggio. Il mondo, se osservato con l’occhio clinico di uno zoologo ubriaco, si divide in due macro-categorie antropologiche: quelle che si fanno rovinare le unghie… e quelle che se le rovinano da sole, con l’entusiasmo distruttivo di un vandalo che ha appena scoperto di avere accesso illimitato a una ruspa.
Le prime si presentano come martiri, con lo sguardo perso nel vuoto e la mano tremante: “Guarda cosa mi hanno fatto!”. Le seconde? Sono le vere artefici del crimine, le Charles Manson della manicure.
Sbattono, grattano, scartavetrano. Usano le unghie come apribottiglie, monete per il parcheggio e attrezzi per smontare mobili Ikea. Poi postano su Instagram storie in bianco e nero con la musica triste di sottofondo tipo: “Tradita anche dall’estetista”.
No, cara.
Tu non sei stata tradita.
Ti sei autodetonata con la precisione di un ordigno telecomandato. Un messaggio segreto della CIA che si autodistrugge in 5 secondi almeno avvisa. Tu no: agisci e basta, con la grazia di un gorilla in crisi mistica.
Un giorno, spinta da un impulso di nobiltà intellettuale (che, col senno di poi, sapeva già di sconfitta), ho scritto un articolo intitolato “Allergie ai prodotti”.
Colleghe a parte, letto da dieci persone. DIECI.
Nemmeno i miei parenti stretti. Nemmeno mia madre. E lei legge anche i bugiardini dei farmaci.
Ironia vuole che, a fronte di quell’articolo, mi arrivino 200 messaggi al mese da gente le cui unghie sembrano reduci da una rissa in un parcheggio notturno. Messaggi tipo: “Ma è normale che mi si stacchino anche i sogni insieme al gel?”
No, tesoro. Non è normale. Ma ormai lo è diventato. Perché il nuovo mantra sembra essere: “Non mi interessa cosa mi metti sulle unghie, basta che costi poco e brilli come il cofano di una Panda elaborata nel 2003”.
Poi arriva sempre lei, la domanda immortale, scolpita nel marmo del pressapochismo:
“Ma quanto dura la ricostruzione?”
Risposta breve: non dura. Sopravvive.
Risposta lunga: Dipende se sei geneticamente benedetta da una ricrescita lenta e unghie sane o se ti gratti il parquet con le dita. E no, le unghie artificiali non sono inchiodate a un manichino. Sono sulle tue mani. Che usi. Ogni giorno. Per tutto. Anche per fare scelte discutibili su TikTok. Ci apri scatole, imposte, ci affetti le zucchine, digiti sulla tastiera del pc, mandi messaggi vocali di 12 minuti per dire “Niente, vabbè, poi ti spiego”.
E qui finisce il sermone?
No. Perché non serve.
Chi doveva capire, ha già capito.
Gli altri sono lì che guardano le foto con effetto “glitter radioattivo” chiedendosi se quella forma a punta da arpia medioevale sia ancora di moda.
Ma a voi — sì, voi — quelli che ancora leggono fino alla fine e non si fermano al titolo clickbait, quelli che credono ancora che “qualità” non sia una parola vintage…
Occhio.
Fate attenzione.
E ricordate: chi vi vende sogni a 20 euro, di solito ha incubi in saldo nel retrobottega.