L’acrilico

La ricostruzione in acrilico si fonda sull’interazione chimica tra due componenti fondamentali: un liquido e una polvere. Quando questi due materiali vengono mescolati, inizia una reazione che sviluppa calore e attiva un processo chimico di polimerizzazione, dando vita all’unghia artificiale.

Il sistema monomero-polvere: una sinergia controllata

Il liquido acrilico, a dispetto del nome generico, è in realtà una soluzione di monomeri. Si tratta di molecole reattive che attendono l’energia giusta per unirsi in lunghe catene.

La polvere acrilica, invece, è costituita da polimeri preformati. Ma la sua funzione non si limita alla struttura: essa contiene già al suo interno l’iniziatore, ovvero la sostanza che, innescata dal calore, darà avvio alla reazione. Insieme all’iniziatore, la polvere può includere additivi, come coloranti per fini estetici o modificatori chimici pensati per migliorare la naturalezza del risultato.

La reazione: un processo termico a catena

Quando il liquido e la polvere entrano in contatto, il calore ambientale e corporeo interviene per rompere una molecola dell’iniziatore presente nella polvere. La rottura genera due radicali liberi, molecole altamente reattive che trasferiscono energia ai monomeri contenuti nel liquido.

Ogni monomero, ricevuta l’energia, cerca di liberarsene attaccandosi alla coda di un altro monomero, generando una reazione a catena. Le molecole continuano ad allungarsi e a legarsi tra loro, formando una fitta rete di lunghe catene polimeriche. Durante questo processo, il polimero presente nella polvere cessa di essere attivo e resta nel composto come struttura di supporto, il cui ruolo principale era quello di trasportare l’iniziatore.

La consistenza: questione di equilibrio

Il comportamento e la qualità dell’unghia artificiale dipendono fortemente dal rapporto tra liquido e polvere nella miscela. Questo rapporto determina la consistenza del composto, una variabile cruciale per la resa finale:

  • Una consistenza troppo asciutta genera un materiale molto resistente, ma con una scarsa adesione all’unghia naturale. Questo squilibrio può portare a rotture e sollevamenti nel tempo.
  • Una consistenza eccessivamente liquida, al contrario, favorisce l’adesione ma compromette la resistenza meccanica della struttura.
  • Il risultato ottimale si ottiene con una consistenza media, in cui si raggiunge il miglior compromesso tra flessibilità, aderenza e robustezza. In questa condizione, l’unghia artificiale sarà stabile, resistente e ben integrata alla superficie naturale.

Per garantire una corretta indurimento, è molto più efficace lavorare con tre o quattro strati sottili, piuttosto che applicare uno o due strati spessi. Strati sottili consentono alla luce di penetrare meglio e raggiungere tutte le molecole attive nel composto.